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venerdì 12 giugno 2009

Michele Raisi: «L’Udc non è in vendita»

Il candidato alla presidenza della Provincia ritiene giusto lasciare libertà di coscienza agli elettori per il ballottaggio “Mi preoccupano le contraddizioni nel Pdl”. “Il Pd ha proposto un ragionamento serio sui problemi”

Tratto dal Gazzettino di Rovigo del 12/06/2009 2464 221x300 Michele Raisi: «LUdc non è in vendita»

Michele Raisi, candidato alla presidenza della Provincia, in queste ore è tirato per la giacca sia dal Pdl che dal Pd. I voti personali raccolti 6,24 per cento e quelli del partito 4.37 per cento sono considerati “strategici” al ballottaggio. «Voglio ricordare - dice Raisi - che l’Udc si è presentata spaccata a metà ed è stato necessario il commissariamento per ricercare un’unità d’intenti. La mia candidatura, frutto della ricerca di tale unità, è stata ufficializzata a fine aprile, per cui si è partiti in ritardo e con evidenti problemi, anche da qui gli errori formali che hanno portato all’esclusione in 5 collegi. Con tali premesse l’essere riusciti a tenere sul voto, anzi aumentando i consensi rispetto alle provinciali del 2004, quando l’Udc era nella CdL, è motivo di orgoglio e soddisfazione per me e per tutti i 24 candidati, assieme a tutti coloro che si sono spesi per questo risultato». Veniamo al ballottaggio, De Poli ha annunciato la chiusura di un accordo con Pdl e Lega a livello regionale. Qual è la vostra posizione a Rovigo con un Contiero che non ne vuole sapere dell’Udc? «A questo punto non capisco perché raccordo con Pdl e Lega non sia stato chiuso prima delle elezioni, ci avrebbero evitato la fatica di una campagna elettorale e la spaccatura del partito. Dopo aver corso per spiegare le nostre ragioni sul perché correvamo da soli, liberi e non in vendita, sarà dura spiegare al nostro elettorato che adesso corriamo per un candidato della Lega che non ha mai perso occasione per attaccare e denigrare il nostro partito». Mainardi, coordinatore del Pdl, però vi ha teso la mano… «D Pdl ha fatto un discorso politico serio, proiettato anche al futuro e considerando che molti dei nostri elettori sono orientali in quella direziono, bisognerà tenerne conto. Non posso, però, non dirmi preoccupato delle tante contraddizioni che stanno emergendo. A volte fatico a capire, al di là dei ruoli, chi siano i veri interlocutori con i quali stringere accordi e alleanze». Dall’altra parte il Pd sembra disponibile a lasciare fuori Rifondazione a favore di un apparentamento con l’Udc. Cosa ne pensa? «Fin da subito ho dichiarato che non avremmo potuto fare accordi con il centro-sinistra se avessero scelto Rifondazione, perché siamo contrari agli estremi in politica, di sinistra ma anche di destra, n Pd ha aperto un ragionamento politico serio, ha messo sul tappeto, a differenza di qualche altro non posti di potere, ma i problemi del Polesine e ha chiesto il nostro aiuto per risolverli in maniera seria e costruttiva. Credo sia utile valutare questa proposta nella prospettiva della creazione di quel centro moderato che Casini intende realizzare nel nostro paese». A proposito di Casini, l’Udc nazionale ha detto che si sceglierà caso per caso in base al grado di “moderazione” dei candidati? «Mi sento in linea con Casini e condivido la linea nazionale del partito che punta all’identità e al nuovo soggetto politico e non vuole che ci vincoliamo ad interessi specifici e immediati». In conclusione, cosa farà l’Udc il 21 e 22 giugno? «La mia opinione personale è che, stante la situazione a Rovigo, sarebbe meglio lasciare liberi i nostri elettori. Mi rendo conto che in politica il non scegliere può nel breve penalizzarci e che il partito ha una sua forma, per cui accetterò un’eventuale decisione di chiudere con il centrodestra. Comunque, domani ci troveremo con tutti i 24 candidati dell’Udc e con il commissario, ci incontreremo anche con gli amici della Federazione di Centro e valuteremo. Voglio però che sia chiaro per tutti che il mio obiettivo era e rimane la costruzione del nuovo soggetto politico di centro, dove ci sia gente che ha voglia di lavorare con serietà ed umiltà. Ubera da condizionamenti o da politiche di basso cabottaggio, che crede che il bene comune non sia il proprio tornaconto personale, questo è quello che spero e per cui ho corso alle elezioni».

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